Nel nuovo Protocollo Viticolo del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene DOCG, sono state introdotte alcune significative novità per rendere la coltivazione della vite nell’area meno aggressiva nei confronti dell’ambiente.
I prodotti di fascia rossa, ovvero a maggiore tossicità, sono stati quasi interamente banditi passando da 19 ammessi a 4, eliminazione di quelli a base di Mancozeb e sostituzione con prodotti di fascia verde, ovvero appartenenti alle categorie non classificati (NC) o Xi, considerati a basso impatto. La linea restrittiva è stata applicata anche su altri composti di fascia rossa, i più tossici, autorizzati solo per pochi trattamenti a stagione. «I prodotti antiperonosporici di fascia rossa passano da 19 a quattro» – spiega Filippo Taglietti, tecnico del Consorzio – «mentre gli antioidici della stessa categoria da otto a uno». Per tutti resta valido l’obbligo del patentino di acquisto.
Altre novità: indicazione dell’intervallo di sicurezza, cioè i giorni che devono intercorrere fra l’ultimo intervento con il prodotto specifico e la raccolta delle uve; fascia di rispetto o “buffer zone”, ossia i confini e le pertinenze da osservare durante l’intervento fitosanitario per evitare la dispersione del prodotto; inserimento del codice internazionale delle Modalità di Azione (MOA) delle sostanze attive presenti nelle formulazioni commerciali.
Scopo di queste novità è rendere compatibile la difesa della vite dalla peronospora, dall’oidio e dalle altre malattie con il rispetto dell’ambiente e della salute di chi vi abita e lavora. Al raggiungimento di questo obiettivo devono collaborare tutti gli “addetti ai lavori”, al punto che sempre più spesso le aziende imbottigliatrici del territorio richiedono ai propri conferitori il rispetto del Protocollo, pena il mancato acquisto delle uve.
Massimo Paccagnella












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