Oltre 300mila visitatori hanno premiato la scelta di Slow Food e Città di Bra di alzare l’asticella della qualità: «La majeur edition de Cheese»
L’asticella si è spostata in alto, ma il grande salto è riuscito: la prima edizione di Cheese riservata ai produttori a latte crudo è una scommessa vinta. Lo conferma il presidente di Slow Food Italia Gaetano Pascale: «Gli operatori del settore hanno sposato questa filosofia produttiva. Siamo solo all’inizio di un percorso ancora lungo e complesso, che si tratta ora di comunicare bene: l’etichetta dovrebbe essere lo strumento per farlo».
«Possiamo già dire che l’undicesima edizione di Cheese è stata la più riuscita non solo per i numeri, ma anche per la qualità e la determinazione con cui abbiamo portato avanti le nostre scelte» ribadisce il presidente di Slow Food Carlo Petrini, per il quale «la scelta di riservare gli spazi espositivi ai formaggi a latte crudo è stata coraggiosa e ha pagato».
Cheese è ormai il punto di riferimento internazionale anche per il mondo degli affineurs, sottolinea Petrini, tanto che proprio da loro è venuta la disponibilità a sostenere l’organizzazione di un master dedicato alla produzione di formaggi a latte crudo presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Ma c’è soprattutto un dato politico da sottolineare: «È la prima edizione che realizziamo senza il miserere di un disastro in campo lattiero-caseario. Negli anni passati facevamo la conta dei caseifici chiusi, dei continui ribassi del latte a prezzi ridicoli. Qualcosa è cambiato, e se è avvenuto è anche per merito di chi ha accettato la sfida dell’etichettatura».
Dall’aprile di quest’anno, infatti, l’indicazione dell’origine della materia prima è obbligatoria per i prodotti lattiero-caseari. Un risultato fortemente voluto dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina che a Bra rivendica il senso di questa battaglia, condotta dall’Italia anche a rischio di incorrere in una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea. La partita dell’etichettatura, precisa il ministro, è una di quelle fondamentali perché è lo strumento per costruire rapporti nuovi tra chi produce e chi consuma: un tema di trasparenza e di diritto all’informazione che ha già portato alla commercializzazione di 1 milione di tonnellate di formaggi secondo la nuova norma. L’introduzione dell’indicazione di origine in etichetta, già portata avanti con successo anche per il riso, per la filiera del grano e per la pasta, verrà ora replicata anche nella filiera del pomodoro, annuncia Martina.
La speranza è ora che questo meccanismo virtuoso diventi una strategia unica a livello europeo, dove a tre anni dall’emanazione del regolamento 1169 del 2014 si attende ancora di entrare nella fase attuativa di un provvedimento che dovrebbe finalmente normare in maniera omogenea la tracciabilità in etichetta.
Dal canto suo Slow Food non può che auspicare che il lavoro avviato prosegua negli altri campi dell’agroalimentare: «L’indicazione di origine italiana risponde a due esigenze, – continua Petrini – da un lato la necessità di assicurare che le norme igieniche del nostro Paese, giustamente rigorose, non vengano scavalcate da quelle meno rigorose di altri Paesi. Dall’altro quella di richiamare l’attenzione sulla necessità di salvaguardare ambiente e paesaggio». Questo è l’argomento della campagna Menu for Change che Slow Food ha lanciato a livello mondiale proprio a Cheese 2017: «La produzione alimentare che viaggia troppo è un elemento centrale del cambiamento climatico: rivalutare le produzioni locali e il territorio è la risposta decisiva».
Su questo punto concorda il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, che invita a rifiutare la massificazione dei prodotti e la gara al ribasso sulla qualità, senza per questo chiudersi al mondo.
Cheese continua a offrire in proposito un esempio positivo, di incontro piuttosto che di chiusura: «Dall’ultima edizione sono cambiate le condizioni della sicurezza e, di conseguenza, l’impostazione della manifestazione» osserva il sindaco di Bra Bruna Sibille, ringraziando «le forze dell’ordine e le centinaia di volontari che hanno permesso a questo evento di mantenere la sua autentica gioiosità». Nelle parole di Sibille, alla sua ultima edizione da sindaco, c’è «l’orgoglio di una città che ha ospitato un’edizione cresciuta sotto il profilo delle aree coinvolte, dei numeri e della qualità, e che ha saputo crescere insieme a Cheese». L’amministrazione comunale afferma anche che valuterà insieme a Slow Food la possibilità di aggiungere una giornata in più alla grande festa di Cheese: nel frattempo, non resta che dare a tutti l’appuntamento al 2019.
Ottimo articolo, grazie per le informazioni e a presto…
"Mi piace""Mi piace"